Il Filtro del Personaggio: Approfondimenti (3)

[Questa è la nona lezione vera e propria del Corso Base di Scrittura: se hai perso l'introduzione al Corso Base di Scrittura e Sceneggiatura, ti consiglio caldamente di leggerla!]

 

Ultima lezione di approfondimenti per il Filtro del Personaggio. Dal prossimo articolo passiamo ad altri argomenti di scrittura.

Il Filtro soggettivizza la realtà

Torniamo per l’ultima volta al nostro Gino. Se proprio vogliamo possiamo mettere un commento sul fatto che Gino sia stupido o disonesto sotto forma di pensiero del PdV (esplicito se la penetrazione è sempre leggera o mischiato nel filtro generale se è sempre profonda) o di battuta di dialogo. Ma sia chiaro che lo inseriamo col personaggio in quanto PdV, non come invasione del Narratore!

Il PdV permette certe definizioni vaghe, Raccontate, perché la mente realisticamente pensa talvolta in termini “generici” (idem i dialoghi accettano termini vaghi o avverbi in “–mente”), ma è meglio usarne il meno possibile. E bisogna ricordare che quel pensiero non è necessariamente la verità su Gino: non è l’Autore, come Omero, che arriva e ci rivela la vera natura di un dato personaggio, ma è il personaggio (inaffidabile per definizione, in quanto non onnisciente) a dirci qualcosa.

Quel pensiero più che Raccontarci qualcosa di Gino ci Mostra invece la personalità del personaggio che lo pensa. Se il protagonista ha solo pensieri di fastidio e di disprezzo per gli operai e li ritiene una massa di pigri fannulloni, ma le scene Mostrano operai sottopagati che lavorano fino a svenire in condizioni disumane… beh, pare ovvio capire che quel pensiero non ci ha detto qualcosa sugli operai, ma qualcosa sul protagonista. No?

Ti faccio un esempio concreto di cosa significhi filtrare col PdV. Lo stesso uomo di colore con i jeans stracciati può essere visto come:

  1. un negro straccione (PdV razzista)
  2. un povero immigrato discriminato da una società razzista e intollerante (PdV vittimista)

In base al personaggio che fa da punto di vista nella storia cambia tutto. E magari nessuno dei due ha ragione: magari è un italiano nato in Italia, avvocato, che indossa per moda jeans stracciati firmati da 400 euro. Senza accessori e con una maglietta un po’ del cazzo addosso, magari appena macchiata da una bibita rovesciata per un urto, può essere scambiato per un pezzente.

D’altronde è esperienza comune che la moda, ormai, porti a investire somme spropositate per qualcosa che pare rigurgitato da una fogna o pescato per 5 euro al mercatino cinese. La vita moderna ci insegna che il poveraccio e il fighetto modaiolo possono essere simili nel vestiario, a uno sguardo disattento ai dettagli.

Il PdV che filtra inquina col pregiudizio e con la sua visione del mondo tutto ciò su cui ha una sua opinione. Le cose su cui ha un’opinione sono quelle che l’Autore Implicito sceglie per caratterizzarlo, ovvero quelle utili e necessarie a costruire un personaggio credibile e adatto alla storia. Storia e personaggio sono strettamente legate.

Torniamo all’esempio del poster col cantante nella cameretta di una ragazzina, fatto un bel po’ di pagine fa, e vediamo come potrebbero notarlo due personaggi differenti in prima persona.

Un’amica della ragazzina, entrata per la prima volta nella cameretta, nota subito il poster sull'armadio e riconosce il cantante:

Sull'armadio due pezzi di nastro adesivo tengono su un poster alto mezzo metro di Rick Timballo. Indossa il cappello e gli stivaloni da cowboy del suo ultimo video. La chitarra rossa con le fiamme è poggiata contro l'inguine e le sue mani la accarezzano. Ucciderei per essere quella chitarra.

Ora un detective di mezza età, misantropo e irritabile, che sta indagando sulla scomparsa della ragazzina. Nota il poster perché è grosso, ma non riconosce il cantante:

Sull'armadio è appeso un poster con uno di quei dementi che piacciono alle cerebrolese di oggi. Cappello da cowboy, faccia da finocchietto drogato, e la chitarra alzata a 45 gradi contro il pacco come se fosse il pisellone che non ha. Chissà se col culo ci caga anche…

Praticamente il commento che avrei fatto io. O uno di quei vecchi che odiano i giovani e gridano contro le nuvole.

Per finire, come lo percepirebbe la ragazzina che vive in quella cameretta? Se non ci sono particolari motivi, come lei che inizia a pensare a Rick Timballo oppure un moscone che si posa sul poster e lei lo nota per quello, lei non lo noterà perché è un elemento abituale della sua cameretta. Da solo non basta ad attirarne l’attenzione, devi darle un motivo. Chiaro?

La stessa storia, come è facilmente immaginabile dopo aver letto gli esempi, sarà molto diversa in base al PdV scelto tra i personaggi che si trovano lì… e non sarà nemmeno la “stessa” storia se si sostituisce proprio il personaggio principale, visto che la vicenda reagisce al personaggio e il personaggio reagisce agli eventi della vicenda, plasmandosi l’una attorno all’altro in modo dinamico. Questo dinamismo dona un senso di realismo a tutto.

Una storia che fila liscia senza che il personaggio la plasmi è una storia cattiva perché, come detto, il personaggio risulterà “passivo”, costretto a subire gli eventi senza poterli perlomeno orientare in una certa direzione scelta da lui, con le sue capacità e la sua personalità. Entreremo nel dettaglio sul rapporto tra personaggio e storia nella seconda parte del manuale.

L’Autore Implicito non è l’Autore Fisico

L’Autore Implicito è l’alter ego dell’Autore Fisico nel singolo romanzo, cosicché un Autore Fisico può avere una personalità diversa in ogni libro, adottando ogni volta un Autore Implicito diverso. Motivo per cui usare le opere per parlare degli Autori Fisici è considerata da decenni una pratica indegna di un serio critico competente: se l’opera va studiata, si analizzi solo ciò che vi appare riga per riga e parola per parola (Nuova Critica e Scuola di Chicago), invece di blaterare di tutt’altro pur di non sporcarsi le mani con il testo.

Già a fine ‘800 il povero Čechov si lagnava che in base al racconto venisse accusato di essere un pericoloso comunista o un porco reazionario o chissà cos’altro, perché la mente chiusa dei critici dell’epoca non capiva che lui come persona poco aveva a che fare con le molte  e diversissime personalità che trasparivano dalle sue opere.

Le cose non sono cambiate oggi. Se scrivi di una protagonista ragazzina che vive in modo malsano la propria sessualità sentendosi in dovere di concedersi al fidanzato anche se non si sente pronta, per esempio, o che sottovaluta il pericolo del sesso non protetto o dell’anoressia, troverai sempre degli idioti che diranno che è immorale scrivere certe cose e che un autore adulto non dovrebbe esprimere certe idee tramite i personaggi. O se lo fa deve però condannare queste idee nella storia. Figurati se scrivi contenuti apertamente razzisti o contro le superstizioni organizzate in religioni.

Ci sarà sempre gente che confonderà le idee del personaggio per quelle dell’autore. Gente che legge, ma non ha proprio capito cosa sia o a cosa serva la lettura. Gente bloccata nel proprio ristretto gruppo di convinzioni, incapace di aprire la mente alla vera diversità, e che usa tutto l’arsenale della sua mentalità fascista (in senso ampio, vedi dopo) per sproloquiare di “progressismo”, difendere a oltranza le minoranze “in quanto minoranze” (ma solo quelle di moda in quel periodo, non le altre, mi raccomando!) o altre battaglie sociali del branco diffuse in quel momento.

Il fascismo è nel metodo (si veda anche il discorso di Umberto Eco ne Il Fascismo Eterno), non nel contenuto del momento promulgato con i metodi del fascismo, e nemmeno se ne rendono conto: veri e propri “fasciotardati”, peggio perfino dei fascisti veri che almeno sanno di essere tali. La consapevolezza, quando perlomeno c’è quella, è già una virtù in sé. Virtù rara, come la psicologia sociale ci ha insegnato abbondantemente.

Ci torneremo nella parte del Corso Base dedicata alla sceneggiatura, ma per ora ricorda questo: mafiosi, assassini, ogni sorta di feccia, sono regolarmente convinti di essere i “buoni” della situazione.

Anche i rapitori e assassini di Matteotti probabilmente erano convinti di essere dalla parte del bene. Emilio Lussu racconta che Amerigo Dùmini, il capo della squadra, amava presentarsi facendo sfoggio del numero di omicidi politici compiuti dicendo "Dumini, nove omicidi!".

Anche se, riprendendo quanto detto per American History X, è possibile trovare le origini dell’odio e della mostruosità di Dumini nell’odio delle squadracce di comunisti e vari rivoltosi che seviziavano e umiliano i veterani di guerra nel 1919, e che aggredirono anche lui quando era in libera uscita, nonostante fosse zoppo e con un braccio fasciato…

I Social Justice Warriors del 1919, al grido del comprensibilissimo, “Abbasso il capitalismo sfruttatore!”, hanno probabilmente creato il caposquadra degli assassini di Matteotti. Pensate a quanti altri Dumini stanno creando in questi anni. Li vedrete tutti negli anni a venire, non dubitatene. L’odio crea solo altro odio, non importa la presunta giustezza della causa: riguardatevi American History X.

Basta così per ora. Dovresti aver capito ormai l’importanza fondamentale di aprire la mente alla comprensione altrui, invece di proteggersi dietro facili etichette di "Buoni" e "Cattivi". Torniamo alla questione degli argomenti.

Quindi uno dovrebbe evitare di scrivere di certi argomenti? Bisognerebbe rinunciare a realizzare un manga come Life solo perché parla della vita di una ragazzina che si infligge tagli sulle braccia perché non sa come convivere con lo stress, le proprie emozioni negative e la paura di non essere accettata?

Cosa bisogna fare per evitare “le grida dei beoti” (citando il matematico Carl Friedrich Gauss): censurarsi su ogni argomento pericoloso e scrivere solo del minimo comune denominatore morale valido per tutti?

No. La vita è piena di cose deprecabili e, se non vuoi scrivere nulla di tutto ciò per paura degli idioti bigotti-benpensanti, dovresti ridurti a scrivere solo di “realtà di plastica”. Shakespeare non lo faceva, non farlo neppure tu. Bisogna fregarsene perché l’idiozia dei mentecatti non è un problema degli autori.

Citando dai ringraziamenti del romanzo Conquistador di Stephen Michael Stirling:

C’è un termine tecnico letterario per chi scambia le opinioni e le credenze dei personaggi di un libro per quelle dell’autore. Quel termine è “idiota”.

Bellissima citazione, riportata di sicuro in quel libro con tanto di virgolette, ma di incerta attribuzione. C’è chi la attribuisce a Larry Niven e chi a Robert Anson Heinlein. Forse non l’ha detta nessuno dei due in quella forma esatta e il primo è stato Stirling, chissà. Non importa.

Non si può fare niente per evitare al cento per cento le critiche dei fasciotardati, quindi non c’è motivo di preoccuparsene: bisogna accettare che i beoti grideranno, come si accettano la grandine, il caldo e altri fenomeni naturali privi di intelletto. Scrivi di ciò che vuoi e fallo meglio che puoi. Il vero schifo sarà sempre e solo uno: censurare la propria creatività.

Per completare questo lungo discorso su come costruire al meglio il filtro del punto di vista nella scrittura immersiva, ecco un’ultima tecnica fondamentale…

Sommergere l’Io

Sommergere l’Io è quando, avendo focalizzato il PdV leggermente o profondamente dentro il personaggio, si mostra il mondo solo tramite ciò che il personaggio vede, sente, pensa o prova, senza l’intermediazione dei verbi di percezione o di pensiero. Niente “guardare”, “sentire”, “pensare”: solo la percezione o il pensiero puro privo dell’intermediazione Raccontata del verbo.

È fondamentale che si filtri tutto con la mente del personaggio perché renderà la penetrazione nella sua mente ancora più chiara e profonda, e di conseguenza aumenterà notevolmente la possibilità di catarsi.

Non si dirà più che “guarda nel cassetto”: lo apre e si dice cosa vede e cosa fa. Più un oggetto è descritto nel dettaglio e con più attenzione lo sta guardando. Meno è descritto e più si tratta di una rapida occhiata. Come detto in precedenza: c’è il tavolo da parecchie righe di dettagli e c’è il tavolo ridotto alla sola etichetta di tavolo.

Non si dirà che “sentì un rumore”, si dirà che c’è un rumore preciso: scricchiolio, gracidio, rantolo, pling pling come un rubinetto che perde… quel che è. Bisogna cancellare il filtro esterno che ci dichiara che, ohibò, gli oggetti li si vede guardandoli e i suoni li si sente sentendoli.

Sommergi l’Io, lascia solo l’esperienza che il PdV sta vivendo. Per farlo ripensa tutto senza usare i verbi come guardare, sentire, pensare, volere ecc. poi immergiti nel personaggio e vivi tutto con i suoi sensi. Cosa vedi, cosa odori, cosa provi?

Tu sei il personaggio. Vivi la sua esperienza, con i suoi sensi e la sua mente, e riportala per i lettori. Vivi la catarsi per favorire la catarsi del lettore. Tu diventerai il personaggio per cogliere al meglio ogni istante del suo agire e il lettore, di fronte a una vicenda riportata così vividamente, si sentirà assieme al personaggio, si sentirà nella sua testa.

Se non percepisci abbastanza dettagli e non sai cosa dire, ristudia tutta la scena: nella tua mente deve essere vera come se fosse reale, solo così potrai scegliere quei pochi dettagli che evocheranno nella mente del lettore l’atmosfera di tutto l’insieme. Il famoso iceberg di Hemingway: un ottavo di detto, il migliore, e sette ottavi di omesso, i meno adatti.

Il sommerso di qualità inferiore che l’autore nasconde volontariamente (non per ignoranza, ma per scelta ragionata) supporta la minore componente mostrata di qualità superiore. Se l’autore conosce a fondo l’argomento (come è una strada affollata di Milano in piena follia collettiva per i saldi? Com’è l’interno di un carro armato?) saprà infatti quali dettagli contano davvero per evocare al meglio il tutto nella mente del lettore.

In realtà questa mia versione del Sommergere l’Io pesca sia dalla definizione originale di Chuck Palahniuk che dalla lezione che ha dedicato ai “verbi di pensiero”, per costruire un quadro più completo.

Dalla lezione sui verbi di pensiero di Chuck Palahniuk:

Tra sei secondi mi odierai. Ma tra sei mesi sarai uno scrittore migliore. Da questo istante in poi (per almeno mezzo anno) non potrai usare i verbi di “pensiero”. Pensa, conosce, capisce, realizza, crede, vuole, ricorda, immagina, desidera e centinaia di altri che ti piaceva usare.

[…]

Invece di dire che i personaggi sanno qualcosa, dovrai presentare i dettagli che permettano ai lettori di conoscere quelle cose. Invece di dire che il personaggio desidera qualcosa, dovrai descrivere quel qualcosa in modo tale che il lettore lo voglia.

Invece di dire: “Adam sapeva di piacere a Gwen.”

Dovrai dire: “Tra una lezione e l’altra, Gwen era sempre appoggiata al suo armadietto quando lui andava ad aprirlo. Alzava gli occhi al cielo e si spingeva via con un piede, lasciando il segno nero del tacco sul metallo dipinto, ma lasciava anche il suo profumo. La serratura rimaneva calda per il contatto col suo culo. E alla pausa successiva Gwen sarebbe stata appoggiata lì, di nuovo.”

Tagliando corto, basta riassuntini. Solo dettagli sensoriali specifici: azioni, profumi, gusti, suoni e sensazioni.

L’esempio di Palahniuk lo puoi interpretare come un filtro del personaggio PdV che rammenta la questione (per questo suona un po’ raccontata, nonostante i dettagli ci siano), magari perché Adam sta vedendo Gwen in quel momento e gli viene naturale pensare che lo fa sempre e pregusta il calore del suo sedere sul lucchetto.

Se vuoi scrivere buona narrativa non scriverai cose come:

Sento odore di carne cotta.

Odo scricchiolii di lamiera.

Che poi, in prima persona, non Sommergere l’Io per bene aggiunge sempre un tocco pericoloso di Narratore-che-parla-al-Lettore anche quando in realtà non lo sta facendo.

Solo Sommergendo l’Io la vicenda può essere verosimile: nel mondo reale si sentono i suoni, non si sente di “sentire i suoni”; se si vede un oggetto lo si vede e basta, senza il verbo “vedere” che ci appaia davanti al naso. Padroneggia queste tecniche di scrittura e sarai davvero nel personaggio. I tuoi lettori non si accorgeranno nemmeno di quello che hai fatto, ma saranno molto felici del risultato!

Con questo si chiude il discorso sul filtrare al meglio la narrazione attraverso il punto di vista del personaggio. Nel resto della prima parte del Corso Base parleremo di alcune questioni di scrittura ulteriori che è meglio conoscere. Sono importanti anche loro per affinare la tua scrittura.

 

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