Oggi voglio proporti la riflessione di un mio amico insegnante sul rapporto tra regole e creatività.
A inizio giugno 2019 ho partecipato a una delle live private, per i soli iscritti, di Sistema ADC, il corso dedicato all'apprendimento a cura di Alessandro de Concini. Come capita spesso, motivo per cui cerco di seguirle ogni volta che riesco, la live di Alessandro conteneva diverse riflessioni interessati spendibili anche al di fuori del suo corso su come studiare meglio.
Alessandro stava parlando delle differenze tra chi fa mappe mentali (o schemi) usando solo il computer e chi invece lavora su carta, o perlomeno aveva imparato sulla carta prima di passare al digitale e poi si era concentrato a lavorare in digitale coi limiti dei fogli A4, in modo da poter stampare il materiale di studio.
Chi lavorava fin da subito solo al computer tendeva a imparare meno bene, a fare schemi e mappe peggiori. Meno eleganti, con parole di troppo e spazi gestiti male. Mappe non solo inadatte alla stampa, ma dispersive, meno ragionate e meno valide per lo studio.
La loro era una pratica meno mirata, meno seria, meno utile.
[Lavorare solo al computer] ti impedisce di sviluppare quella capacità critica di organizzazione dello schema per cui poi, alla fine, rimani più superficiale e gli schemi, o le mappe, sono più brutti, meno organizzati, di solito ci sono più spazi vuoti e sono più dispersivi. Paradossalmente ho visto che lavorare con delle regole più strette, in questo caso quelle imposte dalla fisica del foglio, ti fa tirare fuori la creatività. Essere totalmente liberi con un foglio di carta informatico infinito è come se ti desse la pappa pronta e non ti desse mai quello spunto per migliorare la tua capacità di organizzazione.
Potrei estendere il discorso alla scrittura e a come seguire regole, obiettivi e principi spalanchi la reale creatività, e porti a ragionare e a produrre grandi storie, ma... ci ha già pensato Alessandro (che è anche uno scrittore formato da me, tra 2015 e 2016, molto rapido a imparare), di cui riporto la porzione successiva del discorso:
Quando facevo il corso con Marco ho confermato questa cosa, e vale anche in altri campi: la libertà assoluta non è il massimo per la creatività. Il massimo della creatività si tira fuori nel risolvere un problema. Se io posso scrivere il mio romanzo, o il mio racconto, come cazzo mi pare, non sarò mai portato a ricercare la parola perfetta, a ricercare lo stile perfetto, a scendere nel personaggio, l'immedesimazione ecc. scriverò come vi viene, perché tanto "libertà assoluta", "creatività ad cazzum" e via così. È l'introduzione di limiti, di regole e di barriere che farà sì che io debba ingegnarmi per raggiungere il risultato perfetto, e questo vale in tanti campi. [...] Il mio professore mi fece ragionare su questa cosa all'università, parlava di metrica, e mi diceva: "la metrica non è una costrizione, una camicia di forza, le sbarre di una prigione, per il poeta, ma anzi, guardata da un'altra prospettiva, girandosi, invece che le sbarre di una prigione sono i pioli di una scala che ti porta all'eccellenza poetica." [...] Se puoi scrivere i versi come cacchio ti pare a te senza importi alcun limite, alcuna regola, non puoi tirar fuori la vera creatività.
Fantastico. Ha detto tutto.
Le regole non ci impediscono di agire, ma direzionano il nostro sforzo artistico e ci obbligano a pensare creativamente. Senza chiari obiettivi, il nostro cervello non ha "problemi" da risolvere e senza "problemi" non c'è nemmeno il "problem solving", ovvero la creatività. La fantasia. L'intelligenza manifestata in soldoni, nell'atto pratico dell'usarla. Le regole ci rendono più creativi.
Senza regole su cosa renda una storia bella o meno non avremmo avuto né Macbeth né Breaking Bad. Niente Gente Comune e niente Orange is the New Black. Niente Gomorra e niente La Mia Vita con le Blatte...
... ok, forse a quest'ultimo possiamo pure rinunciare, ma per il resto sarebbe una brutta perdita, no? :-)
Scherzo: La Mia Vita con le Blatte è un eccellente esempio di scrittura immersiva, trasparente, e di solida costruzione di una storia. Ed è anche un romanzo fantasioso e molto, molto spassoso!
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Alla prossima!
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