L'Arco di Trasformazione del Personaggio: Tema e Punto di Vista Tematico

[Questa è la nona lezione del Corso Base di Sceneggiatura: se hai perso l'introduzione al Corso Base di Scrittura e Sceneggiatura, ti consiglio caldamente di leggerla!]

 

Abbiamo già visto cosa sono tema e premessa in passato, e li ritroviamo nella versione adottata dalla Marks coi nomi di tema e punto di vista tematico. Il tema esprime l’argomento di cui la storia parla a livello di reale significato, non di semplice azione. Il tema è ciò che dà significato alla vicenda e la sua declinazione, il punto di vista tematico, viene espressa attraverso le azioni dei personaggi.

Il punto di vista tematico è un concetto simile alla premessa, seppur non così vincolato alla forma causa-effetto precisa e al dover idealmente “contenere il finale”. Questo lo rende più debole, da solo, ma all’interno del sistema della Marks risulta facile da gestire e nonostante la formulazione meno precisa è difficile che porti a degli errori, se si segue il resto della progettazione correttamente. Il punto di vista tematico è, come dice il nome, l’opinione personale che vogliamo far passare riguardo al tema scelto.

Come si sceglie il tema, come lo si trova? Bisogna interrogarsi, nel momento in cui si inizia a delineare in modo chiaro la storia che si vuole raccontare, su quale sia quell’aspetto della realtà umana che non è più in equilibrio nella vita del protagonista.

L’aspetto che non è più in equilibro, quello su cui dobbiamo esprimere un parere, è proprio quello che genera il conflitto e da cui deriveremo il difetto fatale del protagonista in modo che sia idoneo alla storia. Il tema è un aspetto tangibile, che diventa azione e conflitto perché può essere espresso fisicamente.

Per esempio in Rambo è perfetto che il difetto sia l’incapacità di esprimersi se non tramite la violenza, e possiamo ammirare come la vita di Rambo sia solitaria, chiusa, diffidente verso chiunque non sia un suo ex-commilitone, e soprattutto come l’incapacità di comunicare sia all’origine di tutto il problema con lo sceriffo.

Rambo fa di tutto per farlo incazzare e per sembrare un soggetto pericoloso: lo fa negli sguardi scocciati, nelle accuse, come quando chiede “perché ce l’hai con me? Non ti ho mica fatto niente”, e perfino nei suoi continui silenzi irrispettosi. Dice di voler essere lasciato in pace, ma fa tutto da solo per ottenere di finire nei guai. E a suo modo anche lo sceriffo è incapace di comunicare coi suoi uomini, un po’ come Rambo.

Nel film L’Attimo Fuggente la storia ruota attorno a un invito fatto dal professor Keating ai ragazzi: “carpe diem”, nel senso di cogliere l’attimo. L’Attimo Fuggente è un film pieno di problemi a livello di contenuti trasmessi e di come il pubblico li ha percepiti in modo spaventosamente acritico. Ve lo dico giusto perché so che alcuni di voi che mi seguite detestano il messaggio secondario che traspare in questo film dietro il messaggio positivo. Però L’Attimo Fuggente costruisce in modo egregio la storia attorno al tema, e solo questo ci interessa per ora.

Come si può trasformare “cogli l’attimo” in qualcosa di reale, di concreto? La vita è formata da attimi, quindi chi sa cogliere l’attimo ha il controllo sulla propria vita. L’invito di cogliere l’attimo diventa un invito a prendere il controllo delle proprie vite. In che senso però?

In questo caso i ragazzi devono imparare a comportarsi secondo la loro vera natura, invece di sottostare ciecamente alla volontà altrui, per poter così diventare dei veri uomini. Devono capire chi sono e cosa vogliono, per potersi realizzare come individui invece di limitarsi a diventare ciò che i loro genitori e insegnanti vogliono che diventino. Cogliere l’attimo, scoprire sé stessi e prendere il controllo della propria vita.

Il problema interiore dei ragazzi è che non sono fedeli alla propria natura. La rinnegano per conformismo. Il professor Keating li mette di fronte alla possibilità di scegliere, cosa che loro non pensavano nemmeno possibile per davvero.

I ragazzi dovranno trovare il coraggio di scegliere una vita pienamente vissuta, seguendo la propria creatività e le proprie idee, oppure appassire divenendo una pedina in un mondo dominato dal conformismo e dalla repressione della creatività. E qui ci si può ricollegare al discorso dei problemi collaterali nel messaggio del film, ma non è questa la sede.

Quindi se i ragazzi devono trovare il coraggio di essere fedeli alla propria natura, di cogliere l’attimo e affermarsi come individui e non diventare soltanto ingranaggi di un macchinario sociale grigio e anonimo, ci aspettiamo che il “contesto” in cui lottano vada nella direzione opposta ai loro desideri.

La storia esterna riguarda l’imparare a dare valore all’indi­viduo singolo, quindi gli ostacoli devono togliere valore agli individui e il contesto deve essere un ambiente rigido, duro, censorio, poco propenso a capire e accettare la diversità, intollerante. Notate: stiamo individuando delle parole chiave che descrivono il tutto. Vedi come aver costruito tutto attorno al tema ci permette di scegliere al meglio gli elementi?

Qual è il contesto scelto dal film per esprimere quelle parole chiave? Una scuola molto prestigiosa e molto rigida, con un insegnamento molto classico, nozionistico, ostile alla creatività, e con dietro tutta l’eredità di una lunga e onorata tradizione. Il genere di scuola che ha prodotto i migliori uomini della società e lo fa pesare agli studenti, mettendoli di fronte alla possibilità di eccellere… o all’infamia di non essere mai all’altezza delle aspettative di tutti.

Tornando ai personaggi, se sappiamo che devono imparare a essere onesti con sé stessi e lottare per controllare le proprie vite, quali tratti potranno avere nel loro carattere?

Saranno forse maschi Alpha con la mascella squadrata e la reputazione di far sparire in misteriosi incidenti chi li ostacola? Tizi che fissano negli occhi i professori più stronzi fino a rimandarli balbettanti a sedere dopo aver dato loro un bel voto a priori?

O saranno dei ragazzi insicuri, forse poco onesti nei confronti dei propri sentimenti (non sanno dire ciò che provano nemmeno a sé stessi), introversi, magari perfino con un carattere fragile e instabile. Altri termini chiave da tenere da parte per guidare la creazione della storia.

Fanno un po’ pena, poveri ragazzini insicuri, eh? Dipende dal punto di vista tematico scelto. Tentiamo un cambio radicale giusto come gioco, conservando l’insegnante rivoluzionario, la scuola rigida e i ragazzi fragili.

Che ne dici di vedere i ragazzi come “merde che andrebbero raddrizzate a legnate”, lasciando crollare i deboli e forgiando nel ferro i pochi uomini che sopravvivranno? Questo se fossi io a scrivere la storia: nella mia Keating sarebbe un falso-alleato, sarebbe il vero antagonista che illude con cazzate i ragazzini impressionabili e li conduce lieti alla loro stessa rovina.

Alla fine i personaggi capirebbero che solo la durezza, la disciplina e il rigore potranno purgarli dei loro difetti e far sì che affermino le loro REALI identità di uomini, e non quella confusione ormonale di adolescenti in lotta con l’autorità che ribolle loro dentro per colpa dell’età e della mancanza di esperienza. Da “cogli l’attimo” a “la disciplina fa di un ragazzo un uomo”.

È facile far passare per buono il professore simpatico e alternativo… molto più difficile far capire che è il professore duro, che accetta di essere visto come il “cattivo” per il bene dei suoi ragazzi e della loro formazione come uomini, possa avere ragione.

Capire che chi dice “No!” può essere quello veramente buono, che soffre anche per ciò che deve fare per il bene dei ragazzi, e capire che chi dice solo “Sì! Sì! Sì! Va tutto bene! Evviva!” è un narcisista che vuole circondarsi di adorazione. Il genitore che fa solo regali è sempre il più simpatico, no?

Quando uno dei ragazzi si ammazza lo si può vedere come un danno collaterale: troppo debole per la vita, troppo debole per il mondo, non sarebbe mai diventato nulla di valido. Un ramoscello spezzato in un mondo che cerca aste di ferro per guidare alla gloria le nostre civiltà e i loro valori, contro il caos e le orde che verranno a distruggerci. Magari da Urano, sotto forma di alieni con il volto di enormi culi e un odio irrazionale per qualsiasi specie trovi “buffe” le scoregge. Meraviglioso! Qualcuno lo scriva, subito!

Torniamo alla teoria generale. Avere ben presente il tema permette di decidere il contesto e i personaggi in modo coerente con quanto si vuole esprimere, e ci permette anche di capire meglio, grazie al processo creativo “indirizzato”, cosa vogliamo davvero raccontare.

Magari prima di sviluppare l’idea del “cogliere l’attimo” non sapevamo che l’ambiente ideale poteva essere una scuola rigida e tradizionalista, ma quando abbiamo deciso che i protagonisti erano dei ragazzini perché abbiamo visto “cogliere l’attimo” come una ricetta per divenire uomini, allora tutto è stato subito più chiaro.

Scegliere i termini chiave che identificano il difetto e il contesto non è un vuoto esercizio: è una garanzia per poter procedere sicuri. Nella prossima sezione affronteremo gli elementi veri e propri presenti nei tre atti del­l’ar­co di trasformazione del personaggio. Chi vuole approfondire l’analisi de L’Attimo Fuggente, può trovare altri dettagli nel libro di Dara Marks.

 

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