Difetto Fatale e Fallimento: rendere la Storia "personale"

[Questa è la terza lezione del Corso Base di Sceneggiatura: se hai perso l'introduzione al Corso Base di Scrittura e Sceneggiatura, ti consiglio caldamente di leggerla!]

 

Hai una storia, hai un personaggio che ti sembra ben fatto, hai molto conflitto, ma qualcosa non funziona. Non prende davvero in pieno come dovrebbe. Perché? Forse perché la vicenda del protagonista non è abbastanza personale.

Una storia è personale quando riguarda il singolo individuo. Non confondere lo scenario in cui si svolge la storia con la storia stessa. Allo scopo di una storia, lo sfondo della vita quotidiana di un quartiere residenziale oppure i campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale sono la stessa cosa. Quello che conta è solo l’effetto che gli eventi avranno sul personaggio e come lui reagirà nella propria vicenda.

C’è chi arriva a togliersi la vita travolto da drammi che altri riescono a superare e chi attraversa un conflitto mondiale aggrappato alla vita fino all’ultimo, nonostante le mostruose avversità e i molti compagni morti tra le proprie braccia. Compito della narrativa, scritta o film, è insegnarci a capire che il dolore del primo non è minore di quello del secondo, e che persone diverse sono spezzate da vicende diverse.

Un evento non ha un valore in sé, ha il valore che l’individuo vi carica sopra. Ti faccio qualche esempio.

  • Per un bambino perdere il gelato e trovarselo per terra è una tragedia, ma per un adulto è un fastidio insignificante.
  • Per un uomo al bar rovesciare una bottiglia d’acqua è solo un fastidio, ma per un uomo perduto nel deserto è una tragedia che potrebbe impedirne la sopravvivenza.
  • Per i grassi, ricchi e insoddisfatti cittadini medi dei paesi occidentali, un litigio su Facebook è una cosa che fa saltare i nervi, ma per le persone che vivono in buona parte del mondo, che si spaccano la schiena realmente, che hanno sempre fame e sono abituati all’idea di dover rimanere muti mentre la polizia locale del loro paese (che i nostri governi finanziano) li bastona e li deruba, le nostre stronzate da bambocci viziati sono incomprensibili.

Ti è mai capitato di perdere una persona che ami e di fronte al dolore della morte tutto quello che fino a poco prima ti sembrava “importante” e fonte di irritazione, all’im­prov­viso si rivela irrilevante?

Entra nell’ottica di capire questo, o non produrrai mai una storia davvero apprezzabile. La storia deve parlarci del personaggio e delle sue scelte drammatiche in relazione a eventi che per lui sono gravi e importanti e che, grazie alla forza con cui lui ci convince della loro importanza, lo divengono anche per noi.

Dato che una storia tipica va avanti fino a quando il protagonista trionfa, direi che è evidente come buona parte della vicenda sia lastricata di fallimenti. Il fallimento è ciò per cui leggiamo un grande romanzo o guardiamo un bel film, attratti nel vortice delle difficoltà del protagonista, domandandoci come potrà riuscire a cavarsela alla fine uscendo trionfatore dalle avversità. Vogliamo che la sua vita vada a rotoli e che ne esca fuori “migliore” di prima, nel significato di “sopravvivenza del più adatto”.

Questa storia personale come fa a essere davvero tale? Lo è se il fallimento è legato a una imperfezione del personaggio, al cosiddetto fatal flaw o “difetto fatale”. Non gli mancano le capacità per farcela, ma non le sa usare al meglio. Solo lui con le sue caratteristiche, con i suoi difetti, può essere il protagonista di questa storia. Chiunque altro, posto nella medesima vicenda, avrebbe reazioni che porterebbero a una storia differente. Questo è un argomento importante, ma non di base, trattato nel corso avanzato. Facciamo un paio di esempi per capire meglio.

Esempio: Ruggero il Senza Paura

Il primo esempio è a tema storie d’azione.

Ruggero è astuto, coraggioso, è un bravissimo tiratore col fucile ed è pieno di risorse, e tu decidi in una scena di metterlo spalle al muro senza che lui abbia sbagliato alcunché per finire così, obbligato a difendersi dai nemici con una mitraglietta Skorpion che lui sa a malapena usare. Ovviamente viene sconfitto.

Ha senso? No. Quella scena non ci parla davvero di quel personaggio e del suo difetto. Se lui ha fatto tutto giusto e le cose vanno male per sfiga, questo può anche risultare “credibile” ma non ha valore narrativo: una storia drammatica ben progettata deve sempre suonare credibile, per cui la scusa del “realismo” per giustificare una cattiva scelta drammatica è solo la scoreggia che esce dalla bocca di un incompetente.

Cerchiamo di aggiustarla:

Ruggero è troppo altruista e ha dato il suo fucile da cecchino a Carlo in modo che abbia un’arma per coprire dal tetto la fuga dei civili dal complesso. Ruggero per il bene degli altri si è trovato senza la sua arma, obbligato a fare quanto può con un’arma presa da un nemico. E magari le cose si mettono male anche per i civili in fuga. Ruggero dovrà imparare a essere più egoista, a pensare prima di tutto a sé stesso, perché solo se lui sarà nel pieno delle forze potrà anche difendere gli altri.

Oppure una versione senza civili da salvare:

Ruggero è troppo sicuro di sé e sottovaluta il nemico, per cui ha puntato dritto alla via di fuga certo che nessuno sarà in grado di scoprirlo, invece di perdere del tempo in più per recuperare il proprio fucile. Forse Ruggero è arrogante o forse è solo impulsivo, entrambe le scelte possono portare a scene simili, ma in ogni caso è colpa sua se si trova con i nemici che lo hanno scoperto e lui ha in mano un’arma che sa usare poco.

Magari i nemici lo scoprono per un piccolo colpo di sfiga, ma ciò che fa la differenza vera non è la sfiga: è il non poter gestire la sfida nuova perché il difetto fatale lo ha portato a sbagliare in modo eccessivo.

La sfiga esiste (i contrattempi non prevedibili), ma l’essere competenti e vincenti in buona parte significa essere così capaci di adattarsi ai cambiamenti da neutralizzare quasi tutti gli effetti dei cosiddetti “colpi di sfiga”. Chi è poco competente subisce bastonate a ogni normale cambiamento che capita, e così accusa la propria sfortuna. Anche la sfiga è quindi una questione di percezione, spesso.

Esempio: l’Aspirante Ristoratore

Ricordi gli esempi fatti quando abbiamo parlato di che cos’è una storia? Ricordi il caso del tizio che ha perso il lavoro e vuole aprire una pizzeria?

  • [Normalità] Il protagonista ha un lavoro d’ufficio in cui viene poco valorizzato.
  • [Crisi] Viene licenziato e deve reinventarsi sul mercato del lavoro, facendo qualcos’altro.
  • [Desiderio] Vuole realizzare il sogno di aprire una pizzeria.
  • [Opposizione] [Conflitto] Parte del vicinato non acconsente che il locale ottenga una licenza per vendere alcolici, per cui la pizzeria non potrà sopravvivere.
  • [Cambiamento] Trova la fiducia in sé stesso e nelle proprie idee originali che gli mancava, e arriva a sviluppare un’idea geniale per non avere problemi per l’assenza di alcol: un ristorante-pizzeria vegetariano con annessa sede di un’asso­ciazione culturale salutista e accordi di promozione reciproca con un centro benessere.

Sembra evidente quale sia il suo difetto fatale! L’aspirante ristoratore ha perso il lavoro d’ufficio perché ha poca fiducia nelle proprie idee originali e questo lo porta a seguire solo le idee già collaudate, ma come questo lo ha portato a perdere il proprio lavoro così lo porterebbe a perdere il proprio ristorante.

Difetto fatale: non fidarsi delle proprie capacità, nello specifico del “proprio punto di vista originale” e quindi aggrapparsi al già visto che tutti fanno.

Magari fino a prima dell’arrivo della crisi, nella sua carriera, andare sul sicuro è sempre stato sufficiente a cavarsela, sembrava l’opzione sicura, quella senza rischio… finché non ha causato il suo licenziamento. Forse l’azienda aveva bisogno di qualcosa di completamente differente, non di un uomo dalle idee trite e ritrite e che non sa fare uscire la propria personalità.

Vedi come anche questa piccola storia mainstream risulta personale, come tutto riguarda proprio il protagonista direttamente? Vedi come tutto ruota attorno alla sua caratteristica non più idonea alla sopravvivenza?

Il protagonista è trascinato in un vortice di fallimenti, di sconfitte, finché verrà messo spalle al muro e dovrà cambiare o perdere tutto, senza via di fuga per rifugiarsi nelle vecchie abitudini sbagliate. Se troverà la forza di cambiare e di vincere, avrà percorso un arco eroico. Se non la troverà, percorrerà quello tragico.

Trova la Storia Personale nel Grande Contesto

Una storia di guerra per quanto sia dettagliata e vivida può venire rovinata dalla presenza di un protagonista infilato in un contesto così tanto più grande di lui, così impossibile da controllare, che lui può solo obbedire.

Un personaggio passivo, privo di indipendenza, che fa solo ciò che gli dicono e non mette la vicenda sul personale, è solo una comparsa tra le tante. Ricorda cosa abbiamo già detto sul bisogno che i personaggi siano attivi.

Il protagonista sullo sfondo della grande vicenda deve vivere una vicenda personale ulteriore, su cui lui agisce, che cerca di controllare e in cui sceglie lui cosa fare. Pensa al cecchino de Il nemico alle porte, che decide e agisce in una propria storia individuale nonostante sia posto nel contesto da tritacarne che è stata Stalingrado.

Pensa ai piloti principali dell’anime Gundam Seed e al protagonista che non solo deve capire da che parte stare, ma deve anche convivere con scelte dolorose che lo segnano fino quasi a spezzarlo, come il senso di colpa per i danni collaterali causati che portano alla morte di molti civili che conosceva.

Il protagonista può essere una persona ordinaria, realistica, totalmente credibile, senza nessuna qualità straordinaria, ma questo non significa che la sua vicenda non debba essere personale e quindi, per l’impatto che ha su di lui (e su di noi), straordinaria.

Se il tuo personaggio è sostituibile da chiunque altro e la vicenda non cambierebbe perché non c’è nessuna vicenda personale ulteriore sopra lo sfondo dell’evento generale, se è solo uno dei tanti fanti tutti uguali in un quadrato inglese a Waterloo, o uno dei tanti Assaltatori anonimi di Star Wars, non è un vero protagonista.

Pensa al film Gente Comune e a come una famiglia ordinaria è travolta da una vicenda terribile, le morte del figlio maggiore seguita dal tentato suicidio del figlio minore, e lotta per ritrovare la felicità. Pensa ai soldati tedeschi del film Stalingrad, che in un contesto disumanizzante hanno comunque ancora margine di scelta e tentano perfino una rivolta.

Anche i personaggi secondari più importanti dovrebbero vivere una vicenda fortemente personale: lo sceriffo Teasle in Rambo non è disposto a mollare l’osso e ad ascoltare il colonnello perché Rambo ha ucciso il suo amico Galt, ha umiliato i suoi uomini e ha fregato anche la Guardia Nazionale.

Lo sceriffo è un eroe di guerra che proviene da un conflitto “vincente” degli USA, probabilmente la Guerra di Corea, lo vediamo dalle medaglie nel suo ufficio, e non è disposto a farsi battere da un eroe di guerra che viene da un conflitto “perduto” come il Vietnam. Non dopo quello che Rambo ha fatto.

La vicenda in cui si trova invischiata Barbara Ann in Caligo di Alessandro Scalzo è ben al di là delle possibilità di una giovane ragazza, ma lei è un personaggio forte, attivo e sa quello che vuole. Non è una damigella in pericolo in attesa di un salvatore: anche quando lo zio la aiuta, lei ha già dimostrato e dimostrerà ancora di potersela cavare. Questo è un personaggio attivo.

Un buon personaggio non è un passivo spettatore degli eventi, non è un ingranaggio che ubbidisce al meccanismo: un buon personaggio decide, agisce e subisce le conseguenze.

Per vincere dobbiamo essere i più forti tra i due nel punto di impatto. La nostra sola speranza risiede nel controllo sulla scelta delle operazioni, senza aspettare passivamente che sia il nemico a scegliere per noi.

(Alfred Graf von Schlieffen, Capo dello Stato Maggiore Generale Tedesco tra 1891 e 1906)

La cosa migliore per iniziare a capire questi discorsi è iniziare a stare un po’ attenti ai film che guardi, a iniziare a vedere se cogli ciò di cui stiamo parlando. Non serie tv o anime perché ci sono spesso diverse storie interlacciate e rischi di confonderti su quali siano storie nel senso che indicheremo noi, e quali sono vicende di personaggi secondari.

Anche i romanzi possono dare problemi perché la cultura della buona progettazione è molto meno diffusa che nel cinema. Nella pagina dei link e approfondimenti ti indicherò delle opere “sicure” dalla struttura utilizzabile come esempio, se vuoi provare ad analizzare dei romanzi.

La struttura di Caligo, uno dei romanzi che troverai nella lista, viene analizzata dettagliatamente nel mio Corso Avanzato, con particolare enfasi sui punti venuti meno bene.

Si impara pochissimo da una storia schifosa e si impara qualcosa da una storia ottima, ma sapete dove si impara ancora di più? Da una storia molto buona che soffre di qualche difetto perché possiamo impegnarci per capire come si sarebbe potuto correggere il ragionamento. Da quelle storie si impara moltissimo.

Proprio in questo campo i film ci tornano molto utili perché anche se alcuni film sono progettati benissimo, questa non sono la norma: parecchi dei film in circolazione sono ben fatti, ma tutt’altro che perfetti e questa è una cosa positiva.

Attento sempre mentre analizzi delle opere a mantenere molto aperte le tue interpretazioni perché all’ini­zio correrai il rischio di capire fischi per fiaschi e ingannarti in modo tale da danneggiare il tuo apprendimento.

Fare esercizi non è una pratica sicura, c’è sempre un certo margine di pericolo se si è alle prime armi. Una serie di lezioni iniziali del mio Corso Avanzato si occupa di questo problema e insegna come analizzare le opere in totale sicurezza.

 

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